Fin da ragazzo soffriva di terribili momenti depressivi, al punto che amici e parenti, ritennero saggio allontanare dalla sua portata, coltelli e rasoi e fare in modo che qualcuno gli facesse sempre compagnia, in particolare la notte, per evitare che potesse compiere qualche gesto sconsiderato. Questo è quello che lui provava e scriveva di sé in quel periodo: “sono ormai il più infelice dei mortali. Se quello che provo venisse distribuito in parti uguali all’intera famiglia umana, non vi sarebbe più una faccia allegra sulla terra. Non so se potrò mai migliorare”. Chi ha sofferto di depressione non può non riconoscersi in questi stati d’animo e sentirsi confermato nei suoi convincimenti negativi di sconfitta e insuccesso.
Del resto la sua storia: a 31 anni fallì come uomo d’affari. A 32 fu bocciato ad una elezione. A 34 anni altro fallimento. A 35 gli è morta la donna amata. A 36 anni ha avuto un crollo psichico. A 38 ha perduto un’altra elezione. A 43 anni non riusci a farsi eleggere al congresso. A 46 anni ci ha riprovato ed è stato di nuovo bocciato. A 48 stessa esperienza. A 55 non riuscì a farsi eleggere senatore. A 56 ha perduto la corsa per la vice presidenza. A 58 non ha avuto un seggio senatoriale. A 60 anni è stato eletto Presidente degli STATI UNITI. Si chiamava Abraham Lincoln. Avrebbe potuto arrendersi ed invece scelse di rialzarsi e procedere, e di diventare uno dei più grandi presidenti americani.
Lincoln aveva evidentemente modificato le sue precedenti abitudini mentali negative ed aveva acquisito la capacità di vivere, anzi di saper vivere e gioire anche nelle difficoltà e di minimizzare le sconfitte. Eppure un’insegnante aveva detto di lui che era uno studente che poneva domande stupide e con la testa spesso tra le nuvole.