La riforma della P.A. diventa legge

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Il premier Matteo Renzi su twitter twitta: “Un altro tassello: approvata la riforma della P.A., #lavoltabuona. Un abbraccio agli amici gufi”

La riforma della P.A. diventa legge.

L’Aula del Senato ha infatti approvato la delega con 145 voti a favore. I contrari sono invece stati 97 e nessun astenuto. A favore hanno votato Ap e Pd. Si sono detti contrari M5s, Fi, Ln, Cri, Sel, Gal ed Ala.

Le prossime tappe sono, dopo la firma del Capo dello Stato, la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma soprattutto si apre la fase di attuazione.

Essendo una legge delega la messa a punto dei decreti legislativi rappresenta un capitolo cardine. Ci sono oltre 15 deleghe a cui seguiranno altrettanti, e forse più, provvedimenti: si va dalla razionalizzazione delle partecipate pubbliche al riordino della dirigenza, dalla digitalizzazione dei servizi al processo contabile, da ltaglio delle prefetture a quello delle camere di commercio.

Ma ci sono delle misure che si possono definire auto-applicative, come la definizione di un meccanismo per il silenzio assenso tra amministrazioni con tempi certi, per cui dopo 30 giorni, massimo 90, in caso di mancata risposta, si intende ottenuto il via libera. Risultano di immediata attuazione anche i limiti all’autotutela, per cui si mettono dei paletti ai poteri dello Stato di intervenire a sua difesa.

– Trasparenza: accesso libero ai documenti e ai dati della pubblica amministrazione
– Digitalizzazione: viene introdotta la carta della cittadinanza digitale. Le bollette di importi irrisori si potranno pagare anche con il credito telefonico.
– Licenziamenti più facili: in caso di azione disciplinare obbligo di portare a termine la pratica, compreso il ricorso alla sanzione più grave.
– Licenziabilità dei vertici: basta incarichi dirigenziali che possano essere ricoperti senza preoccupazione di rimozione. Viene infatti introdotto il criterio della valutazione. Se questa è negativa, due le possibilità: o lasciare l’amministrazione dello Stato, o accettare di passare da un incarico di dirigente a quello di funzionario. Inoltre viene introdotta la revoca o il divieto dell’incarico in settori esposti al rischio corruzione, quando c’è una condanna (anche non definitiva) da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose.
– Abolito il voto minimo di laurea: con un emendamento presentato dal Pd e votato la notte scorsa, viene abolito il requisito del voto minimo di laurea per partecipare ai pubblici concorsi.
– Lotta all’assenteismo: passano dalle Asl all’Inps le funzioni di controllo sulle malattie.
– Telelavoro e co-working: vengono introdotte per i dipendenti della Pubblica amministrazione delle forme di telelavoro e co-working.
– Fusione del Corpo Forestale con un’altra forza dello stato, come i carabinieri. Si prevede inoltre un riordino di tutte le forze.
– Partecipate: più facile il commissariamento. Drastica riduzione delle camere di commercio.
– Prefetture: stessa sorte delle partecipate. Eliminazione anche degli uffici ridondanti tra ministeri e enti di controllo e garanzia.
– Grandi Opere: semplificate le pratiche burocratiche per i cantieri. Si calcola un dimezzamento dei tempi.
– Numero unico per le emergenze: è il 112 e varrà per tutti i tipi di problema o emergenza.
– Libretto unico dell’auto: con il trasferimento del Pubblico registro automobilistico (Pra), retto dall’Aci, al ministero dei Trasporti, a cui fa capo la Motorizzazione, si creerà un’ unica banca dati per la circolazione e la proprietà, con un solo libretto

Tuttavia anche per le deleghe il governo vorrebbe procedere in tempi brevi. E se la pubblicazione in Gazzetta avverrà presto, si punta a presentare il primo pacchetto di decreti attuativi già al primo Cdm dopo la pausa estiva.
Il premier Matteo Renzi su twitter twitta: “Un altro tassello: approvata la riforma della P.A., #lavoltabuona. Un abbraccio agli amici gufi”

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