La crisi d’impresa si presenta come un fenomeno strettamente collegato al dinamismo e all’instabilità dell’ambiente.
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A questo punto non resta che ricercare le ragioni di tale andamento:
1. un primo elemento è costituito dalle variazioni dei livelli di costo del lavoro. Questo ha annullato i vantaggi concorrenziali derivanti dal fatto di avere un basso costo di mano d’opera, con la conseguenza di trascinare in crisi soprattutto quei settori con più alta intensità d’impiego di lavoro.
2. i prezzi del petrolio e di altre fondamentali materie prime, dagli anni settanta, hanno subito fortissimi aumenti, causando la lievitazione dei costi di produzione e lo spostamento di risorse finanziarie da alcuni Paesi ad altri. In particolare, ne risultano colpiti, quei Paesi che usano in larga parte energia e materie prime provenienti dall’estero.
3. le correnti mondiali di esportazione sono soggette a rilevanti e rapidi cambiamenti in relazione all’entrata sul mercato dei nuovi Paesi Emergenti produttori. Questi, infatti, facendo leva sul basso costo del lavoro e sulla disponibilità d’impianti moderni, entrano in settori nei quali l’Europa è fortemente interessata anche come esportatrice, per esempio quello dei materiali tessili: abbigliamento, cuoio, calzature e valigeria; del ferro e dell’acciaio; dei macchinari elettrici ecc. Neppure paesi agguerriti come USA e Giappone riescono, in taluni campi, a sottrarsi alla concorrenza di forze commerciali emergenti come: Cina, la Corea, il Taiwan, Brasile, India, Polonia, etc….
4. l’elevatissima evoluzione tecnica del sistema produttivo, legata soprattutto al computer e alla robotica, provoca la crisi di quei settori che non hanno recepito i nuovi sistemi produttivi o che non hanno la possibilità di adeguarsi a essi. Questo è legato, non tanto alla capacità finanziaria ma, alla necessità di affiancare ai nuovi impianti produttivi, principi organizzativi, spesso totalmente opposti ai precedenti. L’innovazione non è intervenuta solamente sul piano tecnologico, ma ha investito anche alcune branche della gestione aziendale come, ad esempio, le nuove tecniche di Web Marketing (a link, troverete il mio ebook pubblicato su amazon: l’era del web marketing e la fine delle 4 P http://www.amazon.it/marketing-delle-imprenditori-professionisti-ebook/dp/B00A7XIENA) del che si avvalgono dell’ausilio della presenza di contenuti sulla rete digitale per spingere i prodotti; strumenti che non tutti sono pronti a utilizzare e a saper sfruttare. Questo si collega direttamente a un altro elemento: l’abbreviazione del ciclo vitale dei prodotti, fatto che impone una più alta capacità d’inventiva e di sostituzione non sempre disponibile e non consente più di avere rendite di posizione che permettono di “Vivere di Rendita” con i vecchi prodotti-
5. fino all’inizio degli anni ’80, l’inflazione ha causato una lievitazione del costo del denaro, con la conseguenza che le imprese con scarsa capacità finanziaria devono tuttora sopportare notevolissimi oneri economici. Ne consegue una loro maggiore debolezza strutturale che le rende più esposte al rischio d’insolvenza.
6. in un ambiente così perturbato e altamente dinamico, diventano essenziali, le capacità di programmazione e di adattamento alle variazioni. Questo sancisce la fine di quelle aziende che adottano la politica del “giorno per giorno” che può essere produttiva solo in ambienti statici e rendono necessario il ricorso all’adozione di sistemi di Controllo Aziendale che permettono il monitoraggio continuo della gestione (si veda www.cruscottodicontrollo.it).
7. accanto a questi elementi, ne esistono altri che, se non sono proprio la causa principale di una crisi, certamente contribuiscono ad aggravarla.
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